Animazione sociale
Mensile per gli operatori sociali.
Edizioni Gruppo Abele.
Mensile. Fascicolo singolo: 6,50 €
Dal 1971 Animazione Sociale è la rivista di chi lavora nel sociale. Educatori e assistenti sociali, psicologi e insegnanti, formatori e animatori. Professionisti che a vario titolo lavorano nei servizi, nelle cooperative sociali, nelle associazioni, su problemi sociali ed educativi.
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Sommario n. 297 / 2016 (gen)
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Se la povertà ammala¸ basta la medicina?
Le diseguaglianze di salute¸ una questine di giustizia sociale
Intervista a Gavino Maciocco a cura di Roberto Camarlinghi
Di rado la questione sociale entra a far parte dei temi della sanità e delle discussioni sulla salute. Eppure è fin troppo evidente che la povertà ammala e che di povertà si muore.Il filone della medicina sociale non ha mai smesso di documentare come le diseguaglianze di salute siano determinate dalle diseguaglianze socioeconomiche. E che¸ per quanto efficiente sia un servizio sanitario e dedito il suo personale¸ le diseguaglianze di salute persisteranno se i fattori socioeconomici che le determinano restano immutati (figuriamoci se crescono¸ come accade oggi). Una visione¸ questa¸ che porta la salute e la sua cura ben oltre il paradigma biomedico.
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Il ruolo delle reti sociali nel futuro welfare
Il welfare locale tra ricostruzione del tessuto civile e diritti sociali
Filippo Pizzolato
In assenza di un welfare nazionale¸ è in atto una trasformazione significativa di quello locale. A partire dal concepirlo come "compito comune"¸ sono in corso diversificati esperimenti¸ con spinte dall’alto e dal basso¸ che (ri)tessono reti sociali sull’onda di una attesa diffusa di vivibilitภappartenenza¸ inclusione. A volte sono gli Enti locali¸ in particolare i Comuni¸ a interrogarsi su come valorizzare le risorse presenti nella società per creare servizi che soddisfino bisogni e nel contempo attivino legami. Tutto ciò avviene però non senza limiti e insidie¸ visto che non è in atto una vera redistribuzione delle risorse pubbliche¸ resta incompleta la rete dei livelli essenziali¸ fatica il dialogo tra istituzioni e cittadini
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La disabilitภun’opportunità per i territori
I servizi per la disabilità come incubatori di possibilità per tutti
Maurizio Colleoni
Anche rispetto ai mondi della disabilitภal di fuori dei servizi dedicati si incontra una realtà sociale pulsante¸ un mondo variegato che ribolle di domande e di problemi¸ di disponibilità e di potenzialità. Come valorizzare e orientare questa ricchezza dei territori intorno alle sfide sollevate dalle storie di disabilità? Un interrogativo che è vitale porsi per i servizi rivolti alla disabilitภaltrimenti il rischio è di assistere a una loro deriva nella direzione di una gestione separata di gruppi di persone - segnate da un deficit più o meno invalidante - con tecniche più o meno raffinate¸ dentro luoghi nei quali queste persone invecchiamo insieme con altre che hanno il compito di accudire
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Educatori adulti esperti di che cosa?
Inserto del mese : un patrimonio ancora da elaborare
a cura di Giuseppina Finzi ... [et al.]
Essere educatrici ed educatori adulti è ancora oggi una domanda aperta. Tanto più in un’epoca in cui non è chiaro cosa sia educare nè si scorgono modelli di adulto/a solidi e condivisi. Eppure la domanda resta: quando si diventa professionalmente adulti? Esiste un’età giusta in cui fare gli educatori? E come l’età anagrafica e professionale modifica il ruolo educativo? Domande che gli autori di quest’inserto hanno rivolto direttamente a protagonisti dell’educare. Rintracciare i tratti di una professionalità adulta non sembrava infatti possibile se non nella cerchia di quanti sono stati "giovani educatori" e possono oggi osservare a ritroso il loro percorso. Un percorso che ha coinciso con la costruzione di professione divenuta adulta insieme a loro
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L’educatore come geografo dell’umano
L’osservazione educativa nel lavoro dei servizi educativi con bambini e famiglie fragili
Marco Tuggia
Cosa vuol dire "osservare" la storia di una persona¸ in particolare quella di un minore nella sua concretezza¸ e dunque approssimarsi ai suoi vissuti di sofferenza anche alle sue aspiraizioni? Non è sufficiente la vicinanza fisica o emotiva¸ perchè non è detto che troppo da vicino si veda e si "abbracci" meglio il paesaggio umano in cui il minore si sta muovendo. Da qui l’idea che un educatore osserva se si percepisce "geografo dell’umano" che procede nell’esplorazione con uno sguardo prossimo ma distaccato¸ attento agli indizi senza la pretesa di aver capito tutto¸ sensibile alla fatica ma soprattutto alle aspirazioni che possono portare bambini e famiglie oltre le fatiche
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