Animazione sociale
Mensile per gli operatori sociali.
Edizioni Gruppo Abele.
Mensile. Fascicolo singolo: 6,50 €
Dal 1971 Animazione Sociale è la rivista di chi lavora nel sociale. Educatori e assistenti sociali, psicologi e insegnanti, formatori e animatori. Professionisti che a vario titolo lavorano nei servizi, nelle cooperative sociali, nelle associazioni, su problemi sociali ed educativi.
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Sommario n. 280 / 2014 (febbraio)
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E’ tempo di umanizzare il carcere
Verso la restituzione della dignità ai detenuti
Pietro Buffa
Il carcere continua a essere luogo della diseguaglianza¸ dell’abbandono¸ della disumanità. Continua cioè a essere quello che¸ per Costituzione¸ non dovrebbe essere. L’anno scorso però è accaduto un fatto nuovo. Il nostro Paese è stato condannato dalla Corte di Strasburgo per i diritti dell’uomo a risarcire sette detenuti che avevano fatto ricorso per le condizioni disumane di reclusione. Quella sentenza è un punto di non ritorno perchè obbliga l’Italia a umanizzare la detenzione. Ma si può cambiare il carcere? E’ possibile rendere comnpatibile la dignità con l’assenza di libertà? E come argomentare contro chi ritiene che sia legittimo intaccare di chi ha violato la legge?
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Da dove passa la possibilità di cambiamento delle vite fragili?
Inserto del mese : Il cambiamnetnto da utenti a cittadini attivi/1
a cura di Paola Andrighettoni...[et al.]
L’inserto offre una rielaborazione¸ costruita con gli operatori di Trento che¸ mentre si stanno sperimentando in un lavoro lucido e appassionnato a fianco di persone senza dimora¸ hanno avvertito con intensità il bisogno di comprendere fino in fondo il lavoro in svolgimento. Ciò che li ha sorpresi è come i senza dimora siamo usciti con rapidità dalla loro solitudine¸ si siano trovati tra di loro e con gli operatori attorno a un tavolo a parlae e progettare¸ siano ora coproduttori di piccoli ma importanti beni comuni. Ma soprattutto li ha sorpresi quanto loro stessi¸ non senza fatica¸ come operatori siano cambiati nel loro modo di pensare e lavorare.
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Mettere in parola l’essere figli di genitori separati
Quando parlarsi in un "gruppo di parola" tra pari mette a tacere la censura interiore
Laura Gaiotti¸ Monica Lingua
A un ascolto superficiale da parte di adulti che presumono di sapere cosa "sentono" i bambini e i ragazzi figli di genitori separati¸ corrisponde spesso anche una "censura interiore" che blocca sul nascere la propria parola sull’esperienza che si stà vivendo e sulla sofferenza che la caratterizza. Questo sia quano si parla con degli adulti sia nel parlare con conpagni di scuola di attività sportiva. Come spezzare quando si parla con degli adulti sia nel parlare con compagni di scuola o di attività sportiva. Come spezzare tale censura? Un luogo stimolante¸capace di alleggerire la sofferenza fino d assumere nuovi sguardi sul proprio futuro¸ può essere il gruppo di parola¸ se liberamente scelto e con la presenza di un adulto facilitatore conmpetente.
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Attivare recovery in salute mentale
Come sostenere la possibilità di ripresa e la necessità di riappropriarsi di se stessi
Silvia Gambolati
Immaginate un grosso cerchio che¸ all’interno¸ ne racchiude un altro che lo invade quasi del tutto. Quest’immagine è la descrizione della persona che deve convivere con la malattia mentale¸ che all’inizio lascia poco spazio ad altro¸soffoca desideri e sogni¸ rende quasi impossibile portare a termine le piccole azioni quotidiane. Ora immaginate che il cerchio interno si faccia via via più piccolo. Non scompare¸ ma attorno comincia a far posto a parole come famiglia¸ affetti¸ studio¸ lavoro¸ amici. Quest’immagine è la rappresentazione di ciò che chiamiamo recovery: un percorso che porta a una vita non più fatta solo di malattia¸ ma ricca di tante altre cose.
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