Animazione sociale
Mensile per gli operatori sociali.
Edizioni Gruppo Abele.
Mensile. Fascicolo singolo: 6,50 €
Dal 1971 Animazione Sociale è la rivista di chi lavora nel sociale. Educatori e assistenti sociali, psicologi e insegnanti, formatori e animatori. Professionisti che a vario titolo lavorano nei servizi, nelle cooperative sociali, nelle associazioni, su problemi sociali ed educativi.
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Sommario n. 285 / 2014 (set/ott)
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Nella risposta al reato è in gioco il futuro di tutti
Fratture instauratrici come luogo dentro i percorsi del reato e del riscatto
Intervista a Ivo Lizzola a cura di Franco Floris
Da sempre la rappresentazione collettiva del carcere ondeggia tra immaginari della punizione e della vendetta¸ e immaginari della possibilitภdell’evolversi delle vite umane¸ dell’apprendimento e del cmabiamento. Oggi¸ in un tempo di ansia e rancore diffusi¸ il rischio che si corre è duplice. Non solo quello di enfatizzare risposte ai problemi che rimandano a immaginari di carcerizzazione¸ ma anche e soprattutto considerare il carcere qulacosa che riguarda chi ha compiuto il reato¸ quando invece è n gioco il destino della societภla sua capacità di includere nonostante tutto¸ come via alla generazione di un diverso vivere civile.
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I semi del mondo di domani
Uscire dall’impotenza ri-attualizzando l’antropologia del movimento cooperativo
Miguel Benasayag
Ciò che dovremmo oggi capire è come sia potuta accadere una diminuzione della potenza vitale dei soggetti. Sono molte infatti le persone che annegano nell’impotenza dell’immediato¸ che non reagiscono all’orrore che in varie forme avanza. Forse le ragioni sono identificabili nella mitologia neoliberista che tutti ci avvolge. Una mitologia che ci fa credere di essere tanto più liberi quanto più slegati dagli altri¸ dal nostro territorio. Che riduce la nostra capacità di essere toccati dalle cose intorno a noi e quindi di assumercene la responsabilità con altri. Una mitologia che è un’antropologia¸ la quale¸ mentre ci seduce¸ ci condanna. I semi del mondo di domani non sono qui.
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Educarsi al welfare bene comune
Inserto del mese
a cura di Roberto Camarlinghi¸ Francesco d’Angella
Questa societภin cui sempre più uomini e donne si trovano costretti a vivere in una fragilità dilagante¸ è una società che ha bisogno di più welfare. Occorre quindi rilanciare le ragioni del welfare come bene comune. Quel welfare dentro cui operano migliaia di professionisti e semplici cittadini impegnati ogni giorno nel tutelare condizioni di dignità umana e nel ricreare legami sociali. Quel welfare che dev’essere sempre più "anima pensante" dentro le città. Queste pagine¸ esito del secondo Appuntamento nazionale degli operatori sociali promosso dalla rivista¸ intendono proseguire il lavoro di scrittura di una grammatica del senso e dell’azione sociale. A beneficio di un’idea di uomo¸ di cittภdi futuro.
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L’intercultura che sa apprendere dagli errori
Inedite direzioni dell’educare possono emergere dagli errori che facciamo
Luca Agostinetto
L’intreccio tra culture è sempre da inventare perchè¸ sottostante al nostro modo di pensare e agire¸ rimane una sorta di risparmio economico mentale¸ dietro al quale ci rifugiamo per non dover pensare sempre da capo¸ man mano che le condizioni ambientali si evolvono. Così facendo¸ è facile rimanere intrappolati in stereotipi che impediscono di toccare con mano la specificità delle situazioni e di interagire costruttivamente entro i nuovi mondi sociali e cuturali in cui di fatto ci co-evolviamo. Spesso questa fatica conduce a "errori bnevoli" in cui cadiamo come cittadini ed educatori che pure non intendono chiudersi all’altro. Errori anche gravi dai quali molto è da imparare.
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Alle comunità educative bastano tre mura
Cinque prospettive di cambiamento per le comunità educative con minori
Marco Tuggia
Rispetto al sostegno ai minori la crisi finanziaria può essere vista come smantellamento dei servizi (a volte lo è) o come sfida a uscire da modelli di lavoro a compartimenti stagno. In gioco è anche il ruolo delle comunità educative nel cammino evolutivo dei minori. Come mettere in primo piano i percorsi dei ragazzi¸ piuttosto che i servizi con le loro modalità organzzative? In questa prospettiva¸ allargando la portata della metafora nel titolo dell’articolo¸ si può dire che a ogni servizio e organizzzione "bastano tre mura"¸ perchè la quarta è data dalla collaborazione tra professionisti¸ dall’investimento sulla genitorialitภdalla valorizzazione delle risorse dell’ambiente.
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