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Se la terra trema. La Protezione civile per il terremoto in Abruzzo Torna indietro
Lunedì 6 aprile 2009, ore 3.32: un devastante terremoto di magnitudo 5.8 ha scosso L’Aquila ed i paesi vicini. Case crollate, monumenti distrutti, paesi cancellati. E’ stato subito chiaro che si trattava di un terremoto di notevole impatto, paragonabile a quello dell’Umbria e delle Marche.

La macchina della Protezione civile nazionale si mette immediatamente in moto: alle ore 4.15 si riunisce il Comitato Operativo e alle ore 6.30 i coordinatori del DPC sono sul posto.
Parallelamente si muovono anche le colonne mobili regionali. Dichiarato lo Stato di emergenza nazionale è prassi che il capo della Protezione civile assuma le funzioni di Commissario delegato.

Le prime linee operative hanno riguardato la viabilità interessata per il raggiungimento dell’area; la funzionalità dei servizi di telecomunicazione e della Direzione di Comando e Controllo, Di.coma.c.. In seguito l’area colpita dal sisma è stata suddivisa in 7 Centri Operativi Misti, C.O.M.; si tratta di 7 aree comprendenti tutti i Comuni colpiti dal sisma delle province dell’Aquila e Teramo, la cui gestione operativa è stata affidata alle colonne mobili regionali.

L’emergenza terremoto nel Lazio ha avuto inizio alle ore 6 di lunedì 6 aprile, quando da Roma è partita la prima colonna mobile della protezione civile regionale. Ad una settimana dalla forte scossa, la Protezione civile del Lazio gestiva direttamente 5 campi per gli sfollati e operava complessivamente in 21 campi presenti su un territorio di 12 Comuni del COM 2, insieme a Piemonte, Liguria, Toscana ed Emilia Romagna.

Numerose sono state le iniziative di solidarietà messe in campo per sostenere queste popolazioni non solo nei loro bisogni principali, ma anche orientate alla ricostruzione di quanto è andato perduto.
Tutte le organizzazioni di volontariato del Lazio sono state mobilitate nella fase dei soccorsi; molte sono partire con attrezzature e mezzi di cui dispongono per l’allestimento delle tendopoli in cui ospitare gli sfollati; la maggior parte è ancora lì nella fase di superamento dell’emergenza, quale punto di riferimento per la popolazione colpita.

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