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ZoomIl 43° Convegno Nazionale del SEAC (Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario) intitolato Il crimine organizzato. L’ergastolo mette al centro dei tre giorni una tematica scottante: ponendo che tutti gli uomini possano cambiare¸ ha senso¸ nella legislazione italiana¸ l’ergastolo come pena punitiva¸ a fronte della necessità di reintegrare e risocializzare il detenuto nella comunità? Nella prima giornata la discussione sulla criminalità organizzata è stata incentrata sulla descrizione delle organizzazioni mafiose e del legame che il detenuto loro affiliato non riuscirebbe a recidere se non esistessero misure come l’ergastolo e il 41bis. I procuratori Armando Spataro e Antonio Ingoia sostengono che proprio queste due misure sono utili alla rieducazione e risocializzazione del detenuto mafioso in quanto uniche modalità per sciogliere quel vincolo permanente. Il responsabile di Libera Marcello Cozzi introduce il tema di un’antimafia sociale e culturale¸ approfondito in seguito dal procuratore Michele Prestipino di Reggio Calabria¸ il quale afferma che bisogna rendere il patto che lega il singolo all’organizzazione inefficace¸ comunicando a livello sociale che il modello della criminalità organizzata è un modello antieconomico che non ha come scopo il bene comune. La seconda giornata vede al centro della discussione la dimensione sociale della criminalità organizzata. Il professore Girolamo Lo Verso di Palermo sottolinea l’importanza della cultura del volontariato opposto della cultura mafiosa che nega l’altro e nega la crescita della società. Il procuratore Riccardo Polidoro¸ inoltre¸ enfatizza l’importanza che lo Stato si costituisca come parte civile nei processi per la lotta alla criminalità organizzata: uno Stato¸ come afferma Francesco Cascini¸ direttore del DAP¸ deve saper proporre contesti di appartenenza alternativi¸ poiché oggi il carcere non è altro che uno specchio della mancanza di controllo che c’è fuori. L’ultima giornata del convegno ha visto protagonisti del dibattito soprattutto Giovanni Maria Flick¸ Presidente emerito della Corte Costituzionale e Stefano Anastasia¸ presidente onorario di Antigone¸ fautori della difficile conciliabilità tra il fine pena mai e l’espressione delle libertà fondamentali dell’individuo¸ così come esprimono i valori della Costituzione Italiana. |
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