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Adesso Maghreb: L’immigrazione vista dal di dentro

Presentato il rapporto del CISP sugli immigrati irregolari sub-sahariani   27/02/2007


Il CISP, Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli, ha presentato il Rapporto Profili dei migranti sub-sahariani in situazione irregolare in Algeria. Il CISP, ONG europea nata nel 1982 e presente in Africa dal 1983, ha realizzato la ricerca nella seconda metà del 2006.
Il Rapporto individua un’evoluzione nel movimento migratorio che ha origine nei Paesi dell’Africa sub-sahariana per poi confluire negli Stati europei, passando attraverso il Maghreb. Proprio gli Stati del Maghreb, in particolare Libia, Marocco e Algeria, da luogo di transito diventano sempre più luogo di residenza, a causa anche delle restrizioni imposte dalle politiche migratorie dell’Unione Europea. Dei 100-120mila emigranti sub-sahariani che ogni anno raggiungono questi Paesi, infatti, solo una piccola parte tenta di attraversare il Mediterraneo: la maggior parte decide (o è costretta) di fermarsi (in Italia si è assistito, tra il 2004 e il 2006, ad una netta diminuzione dei clandestini africani sulle coste italiane).
Per quel che riguarda, nello specifico, l’Algeria, gli immigrati che vi si stabiliscono, spinti a partire maggiormente per ragioni economiche (92%) intraprendono lavori informali e precari: piccoli commerci, artigianato, manovalanza e, per quanto riguarda le donne, il lavoro domestico (ma è diffusa anche la prostituzione). Sono numerose, poi, le difficoltà incontrate durante il viaggio: la fatica, la fame, la sete, l’igiene scarsa ed il rischio di essere arrestati. Sono frequenti anche i problemi di sicurezza: più del 30% degli intervistati ha subito assalti o furti durante il viaggio.
Infine, una volta in Algeria, sono molto forti i pregiudizi tra algerini ed immigrati.
Ora, non è possibile affrontare il tema delle migrazioni solo in termini di contenimento dei flussi. Occorre pensare ad interventi basati su aspettative realistiche da parte di coloro che vogliono emigrare, rafforzando i canali di informazione e sensibilizzazione, anche nei paesi di origine.
Per visualizzare il rapporto completo:

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