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Nel dono e nella gratuità il destino degli uomini

Carmelo Vigna, Per un nuovo volontariato quale modello di cittadinanza Fivol 2004   02/10/2004


Il mondo politico non può vivere solo di giustizia: occorre essere amici, occorre amicizia politica e oggi ce n’è pochissima. Questo perché l’intersoggettività, la relazione tra esseri umani non si fonda su contratti, ma è originaria, nel senso che senza tali relazioni l’essere umano muore. E’ inevitabile che un essere umano ne cerchi un altro perché quest’ultimo satura la sua esigenza di apertura tanto che, proprio in virtù di questa saturazione, può arrivare al punto di considerare ininfluente e non essenziale il resto e dunque regalarlo.
Tucidide, Hobbes, Sartre –solo per citarne alcuni- hanno sostanzialmente affermato che due esseri umani non possono stare insieme senza torcersi il collo, ma la stessa filosofia ha dimostrato che questa condizione di conflittualità, sebbene sia endemica, diffusa e certamente più pubblicizzata, è solo una derivazione della convivenza che è la condizione originaria.
Allora, una volta che si è stabilita la necessità inevitabile dello stare insieme, come si fa a stare insieme? Esistono solo due modalità, due paradigmi di relazione tra gli uomini: il dominio, per cui si impone una servitù e si innesca una conflittualità che può condurre alla morte, o il riconoscimento, per cui il libero cittadino sceglie liberamente di farsi servo e in questa scelta contiene la sua signoria nel momento in cui la depone. Ecco allora che il riconoscimento e la gratuità si configurano come la strada verso la vita, l’unica alternativa, l’unico modo di rapportarsi con gli altri: non un optional, ma il destino dell’essere umano.

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