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Alunni stranieri a scuola: una risorsa‚ non un ostacolo

C’è chi crede che troppi alunni stranieri a scuola rallentino i programmi. Ma possono essere una ricchezza: si impara a costruire comunità   01/10/2021


Capita che‚ fuori da una scuola‚ si sentano dei genitori lamentarsi che nella scuola che frequentano i propri figli ci siano troppi alunni stranieri. E la stessa cosa esce anche dai discorsi tra alcuni insegnanti. La preoccupazione è che i bambini stranieri possano rallentare lo svolgimento dei programmi ministeriali. Soprattutto se‚ come accade in certi casi‚ vengono inseriti ad anno scolastico in corso.

Ne abbiamo parlato con Lapo Vannini‚ insegnante di italiano L2 per Matemù e collaboratore del CIES. «Avevo assistito a una discussione tra due insegnanti‚ che esprimevano la paura che i genitori non iscrivessero i figli nel plesso‚ perché si era sparsa la voce che ci fossero troppi alunni stranieri»‚ ci ha raccontato. «È una cosa che di riflesso ho sentito anche nel quartiere in cui abito». E da questo spunto che è nata una riflessione piuttosto complessa. A monte‚ infatti‚ c’è un altro problema. «Le scuole ormai si promuovono come delle aziende‚ devono far vedere che sono più valide di altre»‚ riflette Vannini. «La ricaduta è questa. Che un genitore‚ anche giustamente‚ si preoccupi di iscrivere il proprio figlio in una scuola invece che in un’altra‚ perché vuole il meglio per lui. E uno dei criteri per stabilire se una scuola è buona è quello del rispetto dei tempi di programmazione».

 

Più offerta formativa

Ma il rispetto dei tempi di programmazione è davvero così importante‚ o nella scuola dovrebbero essere anche altri valori a contare? C’è anche un altro apporto che gli alunni stranieri possono dare alla scuola. «Le scuole che si trovano con un numero più alto di bambini stranieri iscritti‚ si attivano un po’ di più nell’includere nella loro programmazione annuale progetti che creano una didattica alternativa‚ con strumenti di mediazione culturale e laboratori linguistici»‚ ragiona Vannini. «La scuola più famosa in questo senso è la Pisacane‚ che ha tantissimi progetti‚ e gli insegnanti a volte sono in difficoltà perché le proposte formative sono addirittura troppe. Ma se entri nel cortile della scuola ti compare una moltitudine di colori‚ di bambini‚ il colpo d’occhio è incredibile‚ c’è una moltitudine di provenienze enorme. Le scuole in qualche modo quindi sono anche stimolate a aumentare l’offerta formativa‚ perché hanno una moltitudine di bisogni‚ tra cui quelli dei bambini stranieri».

 

Se un bambino arriva a metà anno

Come dicevamo‚ le scuole ormai si promuovono come aziende private‚ e sono costrette a presentarsi come un prodotto di qualità. «Come se non tutte le scuole fossero allo stesso livello»‚ suggerisce Vannini.

MaTeMù è lo Spazio Giovani e la Scuola d’Arte del CIES Onlus

Ma anche i genitori‚ a loro volta‚ hanno cambiato atteggiamento. «Dicono: “io voglio vedere la scuola migliore per mio figlio”. E tra i criteri mettono anche il fatto che la didattica normale possa essere rallentata da una serie di interferenze»‚ spiega l’insegnante. «Tra le quali ci può essere quella dei bambini che arrivano a metà anno: succede che ci siano degli arrivi tra dicembre e febbraio‚ con l’anno scolastico già avviato. Può essere un problema‚ perché gli insegnanti si trovano un bambino che non parla la lingua‚ è disorientato. La comunicazione con i genitori non è facile‚ anche solo per le informazioni logistiche».

Le scuole oggi sono attrezzate per questa evenienza e gli insegnanti sanno come reagire. «Certe scuole però rimandano indietro le iscrizioni»‚ fa notare Lapo Vannini. «Capita che il genitore‚ anche se è in Italia da due-tre anni‚ non parli bene l’italiano‚ perché ha lavorato magari a nero‚ nelle situazioni che tutti sappiamo‚ e arriva a scuola e pensa di iscrivere il figlio. Se lo fa è perché trova qualcuno che glielo dice. Mi sono capitati due casi di bambini otto-nove anni‚ che erano in Italia da un anno e non erano mai andati a scuola. Sono arrivati a febbraio dell’anno scorso‚ poi c’è stato il lockdown e sono rimasti chiusi fuori».

 

…continua a leggere l’articolo di Maurizio Ermisino su Reti Solidali

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