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Infanzia AdolescenzaTrova in questo notiziarioCerca la notizia a partire da una parola chiave contenuta nel titolo o nel sottotitolo oppure in base al periodo di pubblicazione. Tante persone coinvolte per aiutare i piccoli degenti malati di AIDSLa parola ai medici e agli operatori 11/02/2004Il fatto che Archè sia una realtà importante, a cui molte persone oggi fanno riferimento è testimoniato anche dalle parole di Guido Castelli Gattinara, Pediatra infettivologo Responsabile U.O. AIDS Ospedale Pediatrico Bambin Gesù. Da sempre si è stabilita una grande alleanza fra il personale medico e i volontari per fare tante belle cose a favore dei piccoli degenti, perché è fondamentale curare non solo con i farmaci. Molte volte siamo noi medici a volere l’operato dei volontari. Come ha poi sottolineato Donata Origo, fondatrice Archè Roma, Consulente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, l’operato dei volontari è cambiato con l’avvento della terapia antiretrovirale. Prima infatti le degenze in ospedale erano più lunghe e c’erano molti bambini neonati figli di tossicodipendenti, ora i ricoveri in ospedale sono rari e comunque più corti, così i bambini possono stare con gli altri della loro età e i progetti individuali sono più a lungo termine. Se da una parte dal 1993 a Roma 400 volontari hanno seguito 135 tra bambini e ragazzi, dall’altra equipe specializzate, in questi 10 anni, sono riuscite a seguire 30 famiglie operando all’interno dell’abitazione, spazio in cui tutti i componenti della famiglia si sentono a proprio agio, anche 5 ore a giorno per 3 volte a settimana, come ha affermato Alfio Di Mambro, Assistente Sociale Archè Roma, responsabile Area immigrati. Un altro versante su cui l’Associazione investe il lavoro dei suoi volontari è quello che riguarda la comunicazione della diagnosi, proprio perché come ha sostenuto Stefania Baldassari, il fatto che i bimbi accettino di sottoporsi alla terapia dipende proprio dalla qualità della comunicazione. Essere consapevoli della propria diagnosi fa assumere comportamenti responsabili per la cura di se stessi. Nessun individuo, quindi, può essere migliore attivatore di salute del paziente stesso.
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