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Immigrazione: le parole a colori

Incontro dedicato alle donne immigrate del III Municipio   12/02/2007


La serata dedicata all’immigrazione femminile nel territorio del III Municipio è incominciata con una breve introduzione di Patrizia Paglia, Consigliera del Terzo Municipio e coordinatrice dell’incontro.
La prima a raccontare la propria esperienza è stata la mediatrice linguistico culturale Ashoka Ponnamperuma, dello Sri Lanka, in Italia da nove anni. Spinta dal forte maschilismo che caratterizza il suo Paese d’origine, Ashoka ha deciso di impegnarsi aiutando le donne emigrate a trovare il coraggio di andare avanti, che spesso viene meno in un Paese diverso dal proprio, nel quale a volte è impossibile comunicare. La giovanissima Ruth Gebresus, di origine eritrea, ha raccontato invece l’esperienza dei figli degli immigrati, la cosiddetta seconda generazione. Ruth tiene a sottolineare il fatto che si sente italianissima, e che è dura confrontarsi con una realtà in cui spesso non viene riconosciuta come tale a causa delle sue origini esotiche. Nel 2005 ha fondato, insieme ad altri ragazzi figli di immigrati e non, la Rete G2. Diversa e difficile è stata l’esperienza della bosniaca Fatima Neimarlija, socia fondatrice della LIPA (un’Associazione culturale di donne balcaniche), in Italia dagli anni ’90 per inseguire il sogno di diventare giornalista: tantissime donne emigranti perdono la loro identità professionale perché qui e in altri paesi i loro titoli di studio non vengono riconosciuti.
Nella seconda parte dell’incontro Priscilla Soliv Quinones, originaria del Costa Rica e mediatrice culturale del CIES, ha sottolineato l’importanza del suo lavoro come ponte socioculturale fra il Paese ospite e le persone immigrate. La curiosità è la chiave per un’integrazione vera. Queste le parole di Ksenija Fonovic, croata, Vicedirettore di SPES. Un incontro all’insegna di un arricchimento reciproco, culturale ed umano. All’insegna di una speranza, quella di un’integrazione che si spera possa diventare presto realtà.

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