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Foglie di PrimaveraTrova in questo notiziarioCerca la notizia a partire da una parola chiave contenuta nel titolo o nel sottotitolo oppure in base al periodo di pubblicazione. Da dove veniamoLe esperienze che hanno dato vita a Primavera ‘86 25/11/2005In occasione dell’anno internazionale per gli handicappati, proclamato nel 1981, un gruppo formato da persone adulte sensibili al problema e da genitori di ragazzi portatori di handicap si riuniva nella parrocchia di Gesù Operaio di Monterotondo. Attraverso incontri e riflessioni sul problema si volevano esaminare le esigenze dei disabili e la mancanza assoluta nel nostro territorio di una qualsiasi risposta ai loro bisogni. Era arrivato il momento di passare all’azione e il gruppo programmò e organizzò un servizio di assistenza domiciliare gestendo, attraverso la Caritas Diocesana, il Servizio Civile dei primi due obiettori di coscienza della nostra Diocesi, a partire dall’ottobre 1983. Da gruppo informale alla costituzione dell’Associazione Famiglie Handicappati (A.F.Ha). Nel 1984 i tempi erano maturi per svolgere in modo formale il ruolo di tutela degli interessi degli handicappati di Monterotondo nei confronti delle Istituzioni pubbliche aventi responsabilità in materia (Comune, ASL, Scuole, Distretto Scolastico). Bisognava anche rispondere all’esigenza di socializzazione dei ragazzi di età superiore a quella dell’obbligo scolastico. Attraverso un’attività settimanale con finalità ricreativa e formativa svolta in un locale messo a disposizione dalle suore della Pia Casa del Cusmano, i volontari, in gran parte giovani, provenienti da vari ambienti e varie esperienze umane e religiose, incontravano i ragazzi altrimenti costretti a passare le loro giornate in casa completamente isolati.. Una esperienza importante che attraverso un programma finalizzato all’autonomia e al controllo di sé era un punto di incontro molto vitale ed in cui si respirava un’aria di vera fraternità. Sono state proprio queste prime sperimentazioni di un servizio concreto alle persone in difficoltà a farci comprendere meglio come ricomporre le divisioni create dall’egoismo, dall’individualismo, e dalla stessa organizzazione ecclesiale e sociale, che tante volte esclude ed emargina proprio chi è più debole e bisognoso.
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