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40 anni di Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario

Si riflette sulla persona e la giustizia   29/11/2007


Questa volta il nostro Convegno annuale è ancora più simbolico perché il SEAC compie 40 anni di età. Visto lo stato delle cose, preferiamo non festeggiare ma aprire un momento di riflessione forte con queste parole Elisabetta Laganà ha aperto il Convengo Nazionale dedicato alla persona e alla giustizia. In un panorama in cui la legislazione è immobile e le pene tendono sempre di più alla non riabilitazione, il volontariato nelle carceri deve tendere alla ricostruzione della storia di un detenuto per il reinserimento nella società, ma deve essere un volontariato che ripensa continuamente al proprio ruolo senza buttarsi totalmente nel servizio e a limite fare un passo indietro piuttosto che uno avanti. Ma è anche vero che in passato quasi si voleva che questi problemi fossero ignorati, oggi invece se ne parla, se ne discute e c’è l’idea di una pena ispirata a criteri di umanità che abbia come fine la riabilitazione del condannato. Ci troviamo di fronte ad una realtà più complessa, ha sottolineato Ettore Ferrara, Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, per esempio oggi si assiste ad un turn-over maggiore rispetto al passato in cui i periodi di detenzione erano più stabili ed era più facile costruire percorsi all’interno della struttura carceraria. Ma la risposta alla complessità non è la costruzione di nuove carceri, il nostro impegno deve andare verso la certezza della pena che non significa necessariamente un percorso penitenziario, ma percorsi alternativi. Lo sforzo è quello di rendere credibili le misure alternative. Anche se come ha sostenuto Gherardo Colombo fin tanto che si parlerà di pena si parlerà di guarire il male con il male. Bisognerebbe riuscire a coinvolgere maggiormente il mondo esterno su questi problemi, ma se l’idea è ancora quella della legge del taglione è difficile un intermediazione.

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