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Rinnovare il ruolo delle comunità terapeutiche
Un seminario per parlare di nascita, evoluzione e progetti futuri 23/03/2006
Si è tenuto a Roma La Comunità Terapeutica come metodo seminario nato dall’esigenza di fare il punto su ruolo, significato, metodologia e validità della comunità terapeutica al giorno d’oggi. Come ha chiarito De Dominicis, si sono fatti passi avanti sull’integrazione dei servizi e sull’evoluzione del metodo della Comunità Terapeutica (CT), modello che ha ormai decenni di esperienza, ricerca e sviluppo alle spalle. Ci si è chiesti cos’è oggi la Comunità Terapeutica, e quali sono gli scenari futuri, prendendo atto che ormai il fenomeno della dipendenza è cambiato, e se i vecchi modelli hanno ancora valore.
Secondo il prof. Cancrini (che ha studiato approfonditamente tre realtà italiane quali il CEIS, Il Gruppo Abele e San Patrignano) le Comunità Terapeutiche sono strutture con regole interne profondamente diverse l’una dall’altra, e ognuna di queste si adatta a diversi tipi di tossicodipendenti, a seconda che siano persone provenienti dal carcere, emarginati o con una certa protezione sociale alle spalle. Il contesto in cui questi luoghi sono nati è però profondamente mutato, così come sono cambiate le tossicodipendenze e i soggetti che ne soffrono. Attualmente vi ricorrono persone con problemi di cocaina, provenienti da luoghi sociali forti, non si pone il problema della rieducazione e dell’inserimento in comunità, ma si favorisce un lavoro di introspezione per cercare di capire il perché della dipendenza, e poi c’è il lavoro di cura. Manca ormai l’idea di sentirsi parte di una minoranza, unita da uno stigma. Le CT sono luoghi dove non c’è più la figura quasi messianica del leader fondatore, ma hanno un senso se al loro interno ci sono elevate professionalità, luoghi dove si va per uscire da un disagio all’interno di un percorso, la cui dimensione terapeutica è solo una parte. Fondamentale anche la capacità di mettersi in rete con gli altri servizi territoriali.
È intervenuta sul tema l’Ass. Mandarelli sulla necessità di dedicare una parte del bilancio regionale per gli interventi di prevenzione, riabilitazione e recupero. Si sente l’esigenza di una regia univoca, per strutturare meglio i servizi sul territorio, e stabilizzare i progetti sperimentali che funzionano.
L’Ass. Milano ha invece parlato del progetto del Comune di Roma con la Regione Lazio , per creare una CT a Roma per donne con bambini, sottolineando il fatto che il contrasto alle tossicodipendenze patologiche dovrebbe rientrare nei Piani di Zona di ogni Municipio Romano, magari con un fondo mirato, seguendo la linea regionale.
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