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Libertà insabbiate in Tunisia e Algeria

Un incontro di Amnesty : storie di donne in lotta per i diritti umani   28/11/2005


Nella sala consiliare del Municipio XI di Roma Amnesty ci ha fatto ascoltare le parole di due donne, Siherem Ben Sendrine, portavoce del Comitato Nazionale per le Libertà in Tunisia, e Nassera Dutour, madre di un giovane algerino scomparso e portavoce del Collettivo dei familiari degli scomparsi e delle scomparse in Algeria.
Due paesi a confronto, due storie diverse che confluiscono però nello stesso fiume di richiesta e speranza, ma soprattutto di lotta per diritti umani violati.
Siherem Ben Sendrine ha parlato di dittatura con una facciata democratica: giornalista ed editrice tunisina ha vissuto in prima persona la censura e le minacce da parte delle autorità, come tutti coloro che pretendono di promuovere un accesso equo e globale alle tecnologie dell’informazione. La Tunisia ha infatti ospitato il Summit mondiale sulla società di informazione, ma in realtà è un paese dove la libertà di informazione è repressa. La stampa, i siti internet, i mezzi audiovisivi passano attraverso il controllo dello Stato e chi difende i diritti umani è punito, subendo perquisizioni e paure a lui e a chi gli fa visita. Alla fine non ci sono più viste e si resta in quarantena.
Quella di Nassera Dutour è la storia di una delle tante madri algerine che lottano per i propri figli scomparsi, ma l’unica risposta delle autorità è che con i vostri piagnistei ci si può costruire le fogne. Il Presidente algerino ha proposto un’amnistia generale in una Carta per la Pace e la Riconciliazione Nazionale, che porta all’oblio tutti coloro che si sono macchiati di atrocità. La Carta, peraltro, detta che nessuno in Algeria o all’estero è autorizzato a utilizzare le ferite della tragedia nazionale per attaccare le istituzioni della Repubblica, in parole povere, nessuno può criticare o accusare lo Stato dei tanti dispersi e disperse in Algeria. Ma i dispersi e le loro famiglie devono esigere la verità. Non può esistere la pace senza la giustizia. Per maggiori informazioni vai al sito di Amnesty:

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